Nella nostra attività quotidiana di assistenza a coloro che sono nel regime dei minimi, ci imbattiamo spesso in giovani che offrono servizi a società di paesi extraeuropei.
La casistica è molto ampia e prossimamente affronteremo questo tema anche per quanto riguarda gli altri regimi fiscali.
Oggi ci concentriamo sui programmi di affiliazione nel regime minimi perché vogliamo soddisfare la richiesta di alcuni nostri clienti che ci hanno chiesto informazioni al riguardo.
Inoltre con i nuovi modelli di business on-line, è frequente imbattersi in servizi a soggetti extraeuropei, come ad esempio alcuni Network di affiliazione.
Si pensi a tutti i titolari di siti web che monetizzano con banner pubblicitari o link testuali a vari prodotti i loro blog.
Com’è noto, quasi tutti i maggiori network di affiliazioni, sono operatori extracomunitari.
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Cosa sono dunque i programmi di affiliazione?
Prima di chiarire gli aspetti tributari chiediamoci che cosa sono i programmi di affiliazione.
Sono accordi sul web che vengono stretti fra affiliati ed affilianti.
L’accordo consiste nel dare la possibilità all’affiliato di proporre delle campagne presenti all’interno del circuito dell’affiliante.
Tutto questo avviene all’interno del blog o di un sito web.
Di conseguenza l’affiliato guadagna una commissione per i risultati ottenuti.
Vediamo quali sono i soggetti che intervengono in un programma di affiliazione:
- l’affiliato.
E’ il proprietario di un blog o sito web registrato al network.
Sceglie quale campagna pubblicizzare, dove inserirla, come inserirla, con quale tipo di banner o text link; - l’affiliante.
E’ il network di affiliazione che fa matching fra gli affiliati e gli sponsor; - gli sponsor o in gergo Merchant.
Sono le aziende che richiedono la pubblicità attraverso i circuiti di affiliazione.
I merchant pagano l’affiliato solo se questo procurerà l’azione desiderata come ad esempio una vendita oppure un lead.
Chi è nel regime dei minimi può fatturare a network di affiliazione extreuropei
Immediatamente però sorge un dubbio sotto l’aspetto tributario.
Il contribuente in questione rischia di uscire dal regime dei minimi?
In materia occorre dire che, le partite Iva italiane che espletano servizi a soggetti extracomunitari, non escono dal regime dei minimi.
Se una prestazione si considera effettuata in Italia, essa non configura in alcun modo una cessione all’esportazione od operazione assimilata. (ex articolo 8 del Dpr 633/1972.)
Anche se la prestazione di servizi non è soggetta a Iva per carenza del requisito della territorialità, la soluzione è la stessa.
L’agenzia delle Entrate con la circolare 13/E del 26 febbraio 2008 (risposta 1.12) è intervenuta in merito al problema trattato.
Secondo quanto detto, “l’effettuazione di prestazioni per le quali non sussiste ai fini dell’Iva il requisito della territorialità, non precludono al contribuente l’accesso al regime dei minimi”.
La disposizione dell’articolo 1, comma 96, della legge finanziaria per il 2008, infatti, preclude l’accesso al regime ai soggetti che abbiano effettuato cessioni all’esportazione.
Ovvero, secondo quanto precisato dal Dm del 2 gennaio 2008, le operazioni di cui agli articoli 8, 8-bis, 9, 71 e 72 del Dpr 633 del 1972.
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ALBERTO ZEPPILLI says
Io esercito un’attività in regime dei minimi e contemporaneamente esercito anche attività di venditore porta a porta (L.173/2005), ad un certo punto dell’anno supero i 6410 € lordi di provvigioni della mia seconda attività, quindi sono obbligato ad aggiungere alla mia partita IVA i codice attività per i venditori porta a porta; posso rimanere nel regime dei minimi per la mia attività principale?
Staff says
Buongiorno Alberto, purtroppo no.
Essendo obbligato ad applicare il regime speciale iva per l’attività porta a porta, non potrai proseguire con il regime dei minimi per l’altra attività in quanto incompatibile con i regimi speciali Iva.
Cordiali saluti