Se svolgi la professione di perito industriale o vuoi aprire la partita Iva per esercitare questa attività, sicuramente sei interessato ad avere maggiori informazioni sugli aspetti fiscali.
Sei alla ricerca di un commercialista online affidabile che ti faccia risparmiare? Ti sei diplomato e hai superato l’esame di abilitazione e vuoi aprire la partita Iva?
E’ probabile che stai cercando un commercialista per periti industriali che ti aiuti a gestire la parte fiscale della tua attività ad un prezzo contenuto.
L’articolo di oggi ha l’obiettivo di darti le informazioni più importanti, come il regime fiscale agevolato, il coefficiente di redditività da applicare, il codice ATECO da scegliere.
Non può mancare anche un accenno alle tasse da versare ed alla Cassa di Previdenza per i periti, l’EPPI.
Ricordati che oggi è possibile usufruire di un regime fiscale agevolato per la tua partita Iva, il regime forfettario, che ti permette di risparmiare sulle imposte da versare. Mettiti comodo e leggi questa guida con attenzione con i suggerimenti che abbiamo preparato. Ti auguriamo buona lettura!
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Chi sono i periti industriali?
I periti industriali, possono avere diverse specializzazioni, a partire dalla meccanica, l’elettronica fino ad arrivare alle telecomunicazioni e le biotecnologie.
Se vuoi maggiori dettagli sulle varie specializzazioni e su tutti gli aspetti deontologici inerenti la professione, puoi visitare il sito del Consiglio Nazionale dei Periti Industriali.
I periti industriali sono figure professionali adeguatamente preparate in materie matematiche e tecniche, inoltre possiedono specializzazioni in diversi settori.
Alcuni di questi riguardano il settore grafico, elettronico, tessile e della moda, edile e tanti altri.
Il regime forfettario per il perito industriale
Un aspetto di fondamentale importanza, è la corretta scelta del regime fiscale da adottare.
Puoi decidere di utilizzare il regime forfettario, adatto alle partite Iva con reddito lordo non superiore ai 65.000 € all’anno.
Se stai iniziando l’attività adesso, ti consigliamo senza ombra di dubbio questa opzione.
Vediamo di approfondire gli aspetti fiscali più importanti del regime forfettario per il nuovo anno.
Il regime forfettario, per l’anno 2020, prevede un limite per i ricavi compensi pari a 65.000 €.
L’aliquota dell’imposta è del 15% che si riduce addirittura al 5% se possiedi i requisiti startup.
Per questo tipo di attività il codice ATECO più adatto è il 74.90.91 che corrisponde a “Attività svolte da periti industriali“, ed il coefficiente di redditività è del 78%.
Il regime forfettario, prevede una serie di agevolazioni e semplificazioni molto interessanti.
Ad esempio l’esenzione dall’applicazione dell’Iva in fattura, l’esenzione di IRAP o altre imposte addizionali.
Nel caso svolgi anche un lavoro come dipendente, il reddito non viene cumulato con quello della partita Iva.
Per l’anno 2020 è prevista anche l’esenzione dalla fatturazione elettronica a differenza dei contribuenti in regime semplificato o ordinario.
Come funziona il regime forfettario
E’ importante sapere che, oggi il regime forfettario, rappresenta la scelta migliore per avviare una attività professionale.
Puoi applicarlo se nel 2019 non hai fatturato più di 65.000 €.
Se apri la partita Iva nel corso del 2020, e possiedi i requisiti richiesti, puoi adottare il regime forfettario con un imposta sostitutiva del 5%.
Questa condizione è valida per i tuoi primi 5 anni di attività.
Come già accennato, il coefficiente di redditività previsto per le attività di periti industriali, è pari al 78%.
Ti ricordiamo che è un coefficiente che tiene conto dei costi a forfait sostenuti, non potrai quindi detrarre altre spese.
Grazie al coefficiente di redditività si può ricavare il reddito imponibile, ossia il reddito sul quale calcoleremo le imposte da versare.
Inoltre, se hai un anche lavoro da dipendente, il reddito non si cumula con quello dalla partita Iva.
Non devi applicare l’IVA nelle fatture, sei esonerato dallo spesometro, dagli studi di settore, dalla fatturazione elettronica ed hai molte altre semplificazioni nella tenuta della contabilità.
Se desideri maggiori dettagli sul regime forfettario, leggi la nostra guida completa per il 2020.
La Cassa di Previdenza
Per i periti industriali la Cassa di riferimento è l’Ente Previdenziale dei Periti Industriali e dei Periti Industriali Laureati, comunemente chiamata Eppi.
Navigando sul sito dell’Eppi, puoi trovare molte informazioni sui servizi forniti a tutti i suoi iscritti.
Lo scopo principale è occuparsi della previdenza obbligatoria degli iscritti che svolgono l’attività di perito autonomo, indipendentemente dalla specializzazione scelta.
I contributi previdenziali
Tutti i periti industriali sono tenuti ad effettuare il versamento dei contributi previdenziali alla Cassa di Previdenza Eppi.
I contributi da versare possono essere divisi in tre diversi tipi:
- soggettivo;
- integrativo;
- maternità.
Il primo contributo viene determinato applicando l’aliquota del 18% sul totale del reddito professionale netto ed è deducibile fiscalmente.
L’integrativo è quantificato in base al 5% del totale della fattura. Ricordati che questo contributo non è deducibile fiscalmente.
Infine il contributo di maternità, è determinato annualmente dal consiglio di amministrazione.
Un esempio dei contributi da versare
Facciamo adesso un esempio pratico dei contributi che un perito industriale deve versare alla propria cassa di appartenenza per l’anno 2019.
Supponiamo che il suo volume d’affari sia di 27.000 € ed il suo reddito professionale di 21.060 €, in base a questi dati, i contributi da versare sono:
Soggettivo: 3.790,80 € ( 21.060 € x 18% )
Integrativo: 1.350 € ( 27.000 € x 5% )
Maternità: 5 €
Un saluto – Tony Staff regimeminimi.com
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