Come aprire la partita Iva essendo già lavoratore
Con l’avvento di nuove opportunità grazie alla new economy, sono sempre più numerose le partite Iva aperte in regime forfettario.
Questa opportunità può essere sfruttata anche nel caso di un lavoratore a tempo pieno o parziale.
Quotidianamente riceviamo richieste di aiuto con la domanda come aprire la partita Iva essendo già lavoratore dipendente, e se questo è possibile.
Innanzitutto occorre chiarire che la concomitanza di una partita Iva con la status di dipendente è possibile ma deve però sottostare ad alcune condizioni.
Come prima cosa vediamo quali sono le differenze esistenti fra un dipendente pubblico ed uno privato.
Per quanto riguarda il regime forfettario, ti rimandiamo ad altri articoli del nostro blog come ad esempio la guida al regime forfettario.
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Dipendente privato
Un dipendente privato può aprire una partita Iva, come ditta individuale o come libero professionista, mantenendo in essere il proprio lavoro alle dipendenze di un’azienda privata, senza problemi di compatibilità.
L’unica condizione è che non vi sia concorrenza tra il lavoro svolto come dipendente e quello a partita Iva.
Inoltre non potrà svolgere il proprio lavoro con partita Iva, solo nel caso in cui il contratto stipulato lo vieti espressamente.
Dipendente pubblico
Ad un dipendente pubblico è generalmente vietato la status di imprenditore o di libero professionista con partita Iva.
Le uniche eccezioni sono casi particolari quali i professionisti iscritti ad un albo .
Un esempio potrebbero essere i docenti in scuole di istruzione secondaria e primaria, ovviamente previo permesso del dirigente.
In generale, non vige alcun obbligo di comunicazione al datore di lavoro, anche se è generalmente conveniente informare l’azienda per non incorrere in problematiche che potrebbero portare ad un licenziamento per giusta causa.
Coloro che si trovano a percepire una busta paga aziendale, ma anche altri redditi derivanti da lavoro autonomo o d’impresa, dovranno compilare il Modello Unico.
Dovranno indicare i ricavi percepiti nell’anno di imposta precedente sotto forma di:
- reddito d’impresa;
- reddito da lavoro autonomo che richieda una partita Iva;
- redditi diversi, rispetto a quelli previsti dal 730.
Andranno compilati anche i campi relativi al reddito da lavoro dipendente, operazione per la quale è necessario che il datore di lavoro abbia rilasciato il CUD.
Il nuovo regime forfettario è consentito anche per i lavoratori dipendenti e pensionati che hanno anche un’attività in proprio.
Questo è possibile solo nel caso in cui l’assegno previdenziale o lo stipendio siano inferiori a 65.000 € l’anno.
L’aspetto contributivo
Se il lavoratore dipendente avvia un’attività d’impresa commerciale / artigianale, può essere esonerato dall’iscrizione alla Gestione INPS commercianti/artigiani.
In generale si ritiene che laddove il lavoratore abbia un lavoro di almeno 26 ore settimanali, quest’ultimo si possa qualificare come prevalente sia in termini di tempo che in termini reddituali (reddito annuo come lavoratore dipendente maggiore del reddito derivante dalla nuova attività commerciale in qualità di contribuente minimo). Proprio il requisito di prevalenza consente al lavoratore di non essere iscritto alla Gestione commercianti dell’INPS e di non versare ulteriori contributi (nemmeno il minimale previsto) rispetto a quelli che già versa come dipendente.
In definitiva, se convivono due attività, sorge l’obbligo contributivo solo nei confronti di quella prevalente (da circolare INPS 78/2013).
Se invece l’attività che viene avviata, in veste di contribuente forfettario, è di lavoro autonomo non iscritto ad una cassa previdenziale (libero professionista), il lavoratore dovrà necessariamente iscriversi alla Gestione separata INPS e versare i contributi previdenziali corrispondenti.
Relativamente al primo caso, l’INPS invierà comunque una comunicazione in merito all’iscrizione del soggetto alla gestione commercianti.
Tuttavia, sarà sufficiente rispondere spiegando i motivi che prevedono la cancellazione dell’iscrizione e provando l’esistenza del rapporto di lavoro dipendente.
E’ possibile darne prova, allegando una copia dell’ultima busta paga percepita.
Contratto a tempo determinato o indeterminato?
Concludendo, qualora il contratto di lavoro dipendente sia a tempo pieno e con durata indeterminata, non si riscontreranno particolari difficoltà.
Se, al contrario, il contratto di lavoro dovesse essere a tempo determinato (ad es. pochi mesi), occorrerà valutare di volta in volta se complessivamente nel corso dell’anno, il periodo trascorso come lavoratore dipendente può essere considerato prevalente rispetto all’attività esercitata.
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