La Legge di Bilancio 2025 introduce una revisione significativa dei criteri di accesso alla NASpI, l’indennità di disoccupazione per i lavoratori subordinati. L’obiettivo della riforma è duplice: contrastare le pratiche elusive e incentivare il reinserimento attivo nel mercato del lavoro.
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Le principali novità introdotte
Le nuove disposizioni includono:
- maggior rigore sui requisiti contributivi, sarà necessario un numero più elevato di settimane di contribuzione per accedere alla NASpI
- riduzione della durata dell’indennità, il sussidio avrà una durata inferiore, proporzionale all’anzianità lavorativa del beneficiario
- maggiore severità per i contratti a termine, per accedere alla NASpI, i lavoratori con contratti a tempo determinato dovranno dimostrare una maggiore continuità lavorativa
- obblighi formativi, i beneficiari saranno tenuti a partecipare a percorsi di formazione professionale per mantenere il diritto alla prestazione
- esclusione per dimissioni seguite da licenziamento entro 12 mesi. Introdotto un ulteriore vincolo per coloro che si dimettono e vengono licenziati senza aver maturato almeno 13 settimane di contribuzione
- le settimane di contribuzione richieste devono ora riferirsi esclusivamente all’ultima attività lavorativa, limitando l’accesso alla NASpI per chi ha avuto carriere discontinue
NASpI: esclusione in caso di dimissioni seguite da riassunzione e licenziamento
Dal 1° gennaio 2025, i lavoratori chesi dimettono volontariamente o interrompono il rapporto con risoluzione consensuale e vengono assunti da un’altra azienda e licenziati entro 12 mesi senza aver maturato almeno 13 settimane di contribuzione non avranno più diritto alla NASpI.
L’obiettivo della misura è contrastare le pratiche abusive che prevedono la cessazione volontaria seguita da un breve periodo lavorativo e licenziamento al solo fine di ottenere l’indennità.
Requisito contributivo delle 13 settimane: cosa cambia
A partire dal 2025, oltre ai criteri già in vigore, i lavoratori dovranno dimostrare di aver maturato almeno 13 settimane di contribuzione successive all’ultimo impiego a tempo indeterminato concluso con dimissioni volontarie o risoluzione consensuale.
Tuttavia, tale restrizione non si applica nei seguenti casi:
- dimissioni per giusta causa
- risoluzioni consensuali nell’ambito di licenziamenti per giustificato motivo oggettivo
- dimissioni per maternità, come disciplinato dall’art. 55 del D.lgs 151/2001
Esempi pratici di applicazione delle 13 settimane contributive
Caso di esclusione dalla NASpI
Scenario: Tizio si dimette il 1° gennaio 2025 dopo quattro anni di lavoro. Trova una nuova occupazione il 1° febbraio 2025, ma viene licenziato il 15 marzo dello stesso anno.
Esito: Con la normativa precedente, Tizio avrebbe avuto diritto alla NASpI. Con le nuove regole, non avendo maturato 13 settimane di contribuzione nel nuovo rapporto, non soddisfa i requisiti e non può accedere all’indennità.
Caso di accesso alla NASpI
Scenario: Caio si dimette il 1° gennaio 2025 e viene assunto il 1° febbraio. Viene licenziato il 15 ottobre 2025.
Esito: Con 36 settimane di contribuzione maturate nel nuovo impiego, Caio soddisfa il requisito minimo e può accedere alla NASpI.
Impatti della riforma sui lavoratori
L’inasprimento delle condizioni di accesso potrebbe penalizzare particolarmente i lavoratori con carriere discontinue o coloro che cercano nuove opportunità professionali. La misura mira a prevenire abusi, ma potrebbe avere effetti collaterali su chi perde il lavoro involontariamente dopo un breve periodo di reimpiego.
Conclusione
Le modifiche alla NASpI introdotte dalla Legge di Bilancio 2025 rappresentano un intervento di razionalizzazione del sistema di sostegno alla disoccupazione. Se da un lato la stretta sui requisiti mira a ridurre comportamenti opportunistici, dall’altro potrebbe escludere lavoratori meritevoli di tutela. Sarà essenziale monitorare l’efficacia della misura e valutare eventuali correttivi per bilanciare il contrasto agli abusi con la necessità di garantire una rete di sicurezza ai lavoratori disoccupati.